Purtroppo, ancora una volta la Arista si distingue per la sua inefficienza a livello di distribuzione, decretando il fallimento commerciale dell’album, e inducendo la band ad approdare alla Virgin, per la quale pubblica Sons And Fascination (1981), che inizialmente viene venduto insieme al disco “gemello” Sister Feelings Call, poi incorporato definitivamente al primo nell’edizione in formato cd.
La contemporanea pubblicazione di questi eccellenti dischi conferma la grande vitalità e fertilità creativa dei Simple Minds in quel periodo.
Sons And Fascination, in particolare, si inserisce a pieno titolo nella migliore produzione techno-pop dell’epoca, come rivelano l’efficace singolo Love Song, destinata a diventare un classico dei loro concerti dal vivo, anche quando la band virerà decisamente verso altri territori musicali, la celestiale Seeing Out The Angel e la stessa title track, imperniata sulle accuratissime trame sintetiche di MacNeil, sempre più protagonista nel suono della band, ed assistito in maniera esemplare dal basso filtrante di Derek Forbes.
Sister Feelings Call, invece, esplora territori più nichilisti ed introspettivi che risentono in particolare dell’influsso di suggestioni mitteleuropee (Kraftwerk, Can, Neu!), spaziando dalle atmosfere ambient alla Eno di Theme For Great Cities all’electro-rock d’avanguardia di The American e di Careful In Career.
New Gold Dream (81–82–83–84), pubblicato nel 1982, rappresenta la definitiva sintesi di questo percorso creativo; certi toni cupi e spigolosi dei dischi precedenti vengono però smussati a favore di una sottile aura di malinconia che s’insinua in ogni brano: si va dall’appassionata drammaticità di Someone Somewhere In Summertime, alle fini aperture pop di Promised You A Miracle e Glittering Prize, alle atmosfere eteree e crepuscolari di Big Sleep e Hunter And The Hunted, fino alle scariche funk conclusive di King Is White And In The Crowd.
New Gold Dream non è solo uno dei dischi più rappresentativi della New Wave per sintetizzatori dei primi anni ’80, ma più in generale uno degli album più memorabili di quel decennio, un capolavoro di rara bellezza le cui vette stilistiche non sarebbero più state eguagliate dalla band scozzese.