Si tratta del brano che letteralmente cambia la vita ai Soft Cell, scalando imperiosamente la chart inglese fino a giungere dritto al numero uno. Curioso il fatto che Almond e Ball non guadagneranno nulla dei diritti di vendita del 45 giri. Infatti, con un’ingenuità senza precedenti, viene inserita come lato B della canzone un’altra cover: Where Did Our Love Go delle Supremes, scelta che farà perdere ai Soft Cell tutti i ricavi che avrebbero potuto ottenere se il lato B avesse contenuto una loro composizione originale (esattamente la metà dei diritti di vendita)! Tainted Love costituirà ovviamente il pezzo trainante del primo album del gruppo. Non-Stop Erotic Cabaret, questo il suo titolo, costituisce uno degli esempi più riusciti, oltre che più rappresentativi, del techno-pop britannico dei primi anni ’80, caratterizzato com’è da scintillanti ritmi dance sostenuti da vibranti percussioni elettroniche e raffinate architetture sintetiche. Pezzi come Sex Dwarf e Chips On My Shoulder impongono in effetti una dance sfrenata ed ammiccante, mentre Say Hello, Wave Goodbye è una splendida ballata romantica impreziosita dall’emozionante performance vocale di Almond; da segnalare anche Frustration e Bedsitter, che anticipano quelle tematiche di solitudine e disagio che plasmeranno in profondità il successivo album. Tutti i singoli estratti dall’album (oltre a Tainted Love, Bedsitter e Say Hello, Wave Goodbye) centrano la top five inglese, come del resto faranno i successivi Torch e What?, confermando così l’ottimo momento commerciale dei Soft Cell, mentre Non-Stop Ecstatic Dancing raccoglierà versioni remixate ed estese dei brani più celebri del gruppo, in un esperimento ricollegabile agli Human League di Love And Dancing. Appagati dal successo e determinati a non trasformarsi in un cliché, i Soft Cell maturano sempre più la convinzione che sia giunto il momento di imprimere una svolta alla loro carriera e tentare strade via via più rischiose. In effetti, The Art Of Falling Apart, uscito nel 1982, abbandona in buona parte gli umori dance e le inclinazioni edonistiche che caratterizzavano il primo disco a favore di brani più riflessivi, spesso disturbanti e carichi di una drammaticità rafforzata dall’interpretazione, talora un po’ sopra le righe, di Almond. Ad esempio, Numbers tratta del senso di vuoto che provoca il sesso anonimo in collegamento al nuovo flagello dell’AIDS, Where the Heart Is affronta il difficoltoso rapporto con i genitori, Heat, forse il brano migliore, parla di dipendenza, disperazione e sessualità repressa. La monotonia del vivere quotidiano, l’ipocrisia e la doppiezza che gravano sui rapporti affettivi, il rimpianto per la gioventù smarrita, la solitudine, l’ansia di evasione sono i motivi ricorrenti di tutto l’album, senza dubbio più maturo e problematico rispetto al precedente, ma inevitabilmente anche molto meno immediato e fruibile. Non a caso, il primo singolo estratto, la summenzionata Where The Heart Is, non va oltre un deludente ventunesimo posto in classifica, e ancor peggio farà la successiva Numbers, al punto da indurre la casa discografica, in una mossa ai limiti della disperazione, a promuoverne la vendita in abbinamento ad una copia omaggio di Tainted Love, mandando su tutte le furie Almond e Ball. Sempre a questo periodo risale la pubblicazione dell’Hendrix Medley, in cui i Soft Cell ripropongono un intrigante medley di Hey Joe, Purple Haze, Voodoo Chile di Jimi Hendrix, con i riff di chitarra magistralmente filtrati e riprodotti dalle tastiere di Ball. Con l’insuccesso commerciale del disco, e con la casa discografica che ha iniziato a perdere la fiducia in loro, tagliando i fondi a loro disposizione, ed il progressivo emergere delle prime ambizioni soliste di Almond, manifestatesi nel progetto Marc And The Mambas, i Soft Cell paiono sempre più indirizzati verso la fine della loro avventura. L’epitaffio, almeno per il momento, giunge con This Last Night In Sodom (1984), un album duro e senza compromessi, con suoni sporchi che richiamano il punk e il rock, inevitabilmente destinato ad avere uno scarso impatto commerciale. Dopo la pubblicazione del lavoro, il duo è concorde nel decretare lo scioglimento, con Marc che intraprenderà una carriera solista fatta di alti e bassi, fino alla clamorosa reunion, avvenuta in occasione di una serie di concerti svoltisi in Inghilterra nel corso del 2000. La band dimostra di non aver smarrito né lo smalto né l’affiatamento, con Almond che si conferma un vero animale da palcoscenico, dotato di una gestualità sensuale e ambigua, capace di offrire teatrali interpretazioni delle canzoni proposte, mentre Ball, pur defilato, lo supporta con impeccabile professionalità, avvalendosi al meglio delle potenzialità offerte dalla tecnologia. Sull’onda del successo ottenuto e del rinato entusiasmo da parte dei due, i Soft Cell continuano a girare l’Europa e gli USA con i loro show e cominciano a lavorare ad un disco di inediti, che vedrà la luce nel settembre 2002 col titolo di Cruelty Without Beauty. Questo si può considerare come una brillante, coerente sintesi della produzione discografica della band, che rispolvera ed attualizza il technopop delle origini per rituffarsi nello squallore e nella corruzione della vita urbana: dalla fuga illusoria di The Night ai turbamenti esistenziali di Whatever It Takes e Desperate, dalla sottile malinconia che pervade Last Chance all’inedita denuncia dei pericoli dell’omologazione globale contenuta in Monoculture. L’album è seguito da un nuovo tour e da un doppio album dal vivo, pubblicato nel 2003. (Fabio Milella) |